Le pro loco del futuro agli stati generali delle pro loco Ferraresi

Sabato 11 giugno è stato per me giorno di trasferta in Emilia Romagna. Ho raccolto l’invito degli amici Stefano Ferrari (presidente di Unpli Emilia Romagna) ed Enzo Barboni (Presidente Unpli Ferrara) e sono intervenuto all’incontro da loro promosso sullo stato delle pro loco ferraresi portando l’esperienza delle pro loco del Trentino. Ringrazio gli amici Stefano ed Enzo per avermi dato questa occasione, che mi ha permesso di raccontare anche cosa penso delle pro loco in generale.
Le pro loco sono associazioni di volontariato particolari perchè, rispetto ad altre, hanno ben specificato l’oggetto del loro esistere: produrre azioni, grazie all’encomiabile lavoro dei propri volontari, che siano adducibili ad azioni legate al turismo. E’ evidente che in questo mondo iper tecnologico le pro loco sono diverse da quella nata nel 1881 a Pieve Tesino o quelle nate negli anni ’50 e ’60. Oggi, a mio modo di vedere, le pro loco si devono occupare prevalentemente di animazione turistica, ossia la messa in atto di attività che, attraverso la valorizzazione di un prodotto o di una risorsa culturale specifica del territorio, riescono a legare, portare in paese, coinvolgere più persone possibili. Siamo associazioni che grazie alla nostra personale partecipazione in qualità di  volontari, riusciamo a garantire la partecipazione anche di altre persone, siano esse turisti, vicini di casa, viaggiatori di passaggio.

Il nostro spazio d’azione è quello delle esperienze: dobbiamo riuscire a fare in modo che le persone che vengono a contatto con noi, con la nostra gente, con il nostro modo di fare, ne rimangano colpite, se le portino via nel cuore e, perchè no, decidano di venire a ritrovarci l’anno successivo.
Inutile pensare che le pro loco possano fare grandi azioni di promozione turistica, intesa come la capacità di produrre azioni incisive sulla movimentazione della massa dei turisti. Questo non è il nostro compito, anche se pro loco molto strutturate riescono a farlo.
Per fare tutto questo le pro loco devono essere accompagnate e protette dalla parte che più limita questa azione di valorizzazione territoriale: la burocrazia. Gli organismi centrali di secondo livello dovrebbero sempre più occuparsi di questo: fare in modo che le pro loco abbiamo sempre meno pensieri legati al loro voler fare, garantendo sempre qualità e sicurezza sia ben inteso. In questa direzione abbiamo dichiarato, a Voghiera, di voler lavorare anche a livello nazionale: il Trentino in questo senso ha già ingranato la quarta marcia, mettendo a disposizione di tutti la propria esperienza e dichiarandosi disponibile a recepire tutti i consigli e le esperienze delle altre regioni.
Ne è evidenza il progetto di #fuori (www.fuoriapp.com), la app di promozione degli eventi delle pro loco, condivisa con Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Veneto e Toscana. Progetto che sta dando grandi soddisfazioni e che verrà presentato anche al Web Marketing Festival di Rimini come caso di studio su come il volontariato riesca ad attivarsi al meglio, utilizzando le nuove tecnologie.
Questi sono solo alcuni spunti di riflessione, condivisi a Voghiera, sui quali vorremmo costruire anche il futuro delle pro loco italiane.

Enrico Faes

Turismo: il bradipo, il riccio, il camaleonte

Scrivo questo pezzo di ritorno dalla conferenza stampa di presentazione di un evento organizzato da una Pro Loco Trentina, nella quale, da un pensiero fugace, mi è scappato di definire la stessa Pro Loco come un “camaleonte”. Incuriosito dalla mia stessa fantasia, mi sono messo a pensare però che il paragone sia davvero pertinente ed attuale, e così mi è venuta in mente anche l’aggiunta del bradipo e del riccio.
E’ innegabile che oggi le associazioni di volontariato, e nello specifico, le Pro Loco, stiano passando un momento di difficoltà sia economica ma anche di identità. Se i problemi economici possono essere superati, quelli di identità invece sono più difficilmente risolvibili. L’approccio alla soluzione di questi problemi identitari non è sicuramente quello del bradipo: troppo lento, quasi pigro. Le Pro Loco non possono, oggi, stare ferme ad aspettare che il cambiamento arrivi da solo. Non è più il tempo di puntare il dito e dire “è colpa di..”, “vedrai cambierà”, aspettando tempi migliori. Il tempo passa, troppo velocemente, e restare fermi a pisolare non è sicuramente la strategia migliore. Neppure la strategia del riccio mi sembra la più adatta perchè fermarsi e buttare fuori gli artigli nel momento del pericolo può permettere, nella maggior parte dei casi, una sola risposta temporanea. La difesa però non è sufficiente, perché occupa troppe risorse che, a mio avviso, dovrebbero essere in parte utilizzare al pensare una strategia di attacco successiva. Ecco che allora arriviamo al camaleonte: si adatta al “colore” del momento, cambiando in base al cambiamento delle condizioni esterne, ed è pronto ogni qualvolta il mutamento si verifica. Vuol dire essere attivi, ricettivi, pronti e disponibili a fare proprie le condizioni che in quell’istante “colorano” il presente. L’oggi è così: veloce, mutevole ed i vecchi schemi a cui si è ancorato l’agire del volontariato turistico fino a qualche anno fa non sono più adatti. Il saper dare risposte al presente attraverso sinergie, collaborazioni, magari attraverso la ri-definizione delle proprie proposte di animazione turistica, il fatto di saper coniugare talvolta turismo con cultura e tradizioni in modo originale è la prova tangente di quanto simpaticamente ho provato a descrivere con il paragone animale. Tornando alla realtà, credo che la strada intrapresa da alcune Pro Loco Trentine, che ho potuto realmente percepire nel visitare alcuni eventi estivi, sia quella che permetterà allo straordinario mondo che presiedo, quello del volontariato turistico, non solo di sopravvivere a questo momento di difficoltà, ma di ritagliarsi un ruolo di primissimo rilievo. La strada è sempre in salita, lo sappiamo tutti, ma credo che con questo approccio “camaleontico” la salita possa diventare più agile da percorrere.

I’m writing this piece back from the press conference of presentation of an event organized by a Pro Loco, here in Trentino. During my speech I define the same Pro Loco as a “chameleon”. Intrigued by my own imagination, I started to think, however, that the comparison is very relevant and timely, and so I’ve come up with even the addition of sloth and hedgehog.
It ‘true that today’s voluntary associations, and specifically, the Pro Loco here in Trentino, are going through a difficult time. This difficulty is economical but is also a difficulty in terms of identity. If the economic problems could be solved, those concerning identity are more difficult to resolve. The approach to the solution of these problems of identity is certainly not the one I define the sloth solution. The sloth is too slow, almost lazy. The Pro Loco, today, can not stand still and wait for change to come alone. It is no longer the time to point the finger and say “it is the fault of ..”, “you’ll see change,” waiting for better times. Time passes too quickly, and remain steadfast in napping is definitely not the best strategy. Even the strategy of the hedgehog seems to be the most suitable because stop and throw out the claws at the moment of danger can afford, in most cases, a single temporary response. However, the defense is not enough, because it takes up too many resources which, in my opinion, should be partly used to think a strategy to attack next. So then we get to the chameleon. Why I say that the strategy of chameleon is correct? Because the chameleon adapts to the “color” of the moment, changes according to the change of external conditions, and is ready whenever a change occurs. It means being active, receptive, ready when the color changes. Today the old patterns in which the act of tourism volunteering is anchored are no longer suitable. Knowing how to respond to this through: synergies, collaborations, perhaps by re-defining their own proposals for tourist entertainment, the fact that sometimes is possible to combine tourism with culture and traditions in an original way is a concrete explanation of what I’ve tried to describe nicely with the animal comparison. Returning to reality, I believe that the path taken by some Pro Loco here in Trentino, (I could really feel in visiting some summer events) is the path that will allow the extraordinary world which I chair, the voluntary tourism, not only to survive in these difficult times , but to carve out a role of prime importance. The road is uphill, we all know, but I believe that with this “chameleon approach” the climb can become more agile to go.