#primavera

Febbricitante,
il sole riscaldava a stento
lenzuola di terra
appena annaffiate
dal singhiozzo
di una pioggia leggera.

Sbucavano, con timida superbia,
gemme precoci
su arbusti
non più ingobbiti
da frustate d’inverno.

E, tutt’intorno, cinguettii a non finire.

Primizie
di primavera…

Il mio mantra

Che le cose del mondo vanno prese
a un tanto la calata io l’ho sentito
dire più e più volte al mio paese.
Chi fa così non perde l’appetito,
dorme sonni tranquilli e nella bara
scivola grasso, fresco e colorito.
Ma io questa tal vita, anima cara,
a dirtela, fin qui non l’ho imparata.
So che vivendo a vivere s’impara,
ma sento che la testa ossificata
non è capace di capacitarsi
della gran teoria soprallodata.
L’animo, poveretto, è di sì scarsi,
di sì deboli numeri, che in fondo
sarìa prima disposto a ripiegarsi
che a sforzarsi a voler esser giocondo,
quando le cose gli vanno attraverso,
quando vede attraverso andare il mondo.
In questo legno non c’è via né verso
di tagliarci uno scettico: d’un saio
voler fare un mantello è tempo perso.
E di me voler fare o Tizio o Caio,
levarmi dal mio passo naturale
è come pestar l’acqua nel mortaio.
Così son nato e resterò tal quale.
Giuseppe Giusti