Monte Gazza Wild Running: la seconda è un campanello d’allarme

Dopo aver passato i 34 km della gara Comano Ursus Extreme Trail pensando “questa è la prima e l’ultima”, è arrivata l’iscrizione alla Monte Gazza Wild Running. Un campanello d’allarme: significa che si comincia a diventare “addicted” alla corsa in montagna, è non è un bene :-).
La Monte Gazza Wild Running si presenta come una corsa complessivamente impegnativa: 25 km con 2000 metri di dislivello, di cui 1500 da affrontare nei primi 7 km. Una partenza dura, dunque, con il resto del percorso complessivamente molto corribile e qualche strappetto di salita qua e là.
Il roster dei corridori alla partenza è pazzesco: oltre ai fortissimi alteti di casa Cozzini e Miori, si presentano Romeri e Modena, veri mosti sacri della disciplina. Il GS Fraveggio, organizzatore della corsa, da questo punto di vista è una garanzia: un’associazione super, che vanta un’esperienza davvero assoluta nell’organizzazione di eventi sportivi, capace quindi di far arrivare alla partenza di questa prima edizione, atleti di assoluto livello. Per chi, come me non parte di certo per la classifica, è comunque importante sentirsi partecipi di una competizione vera.


Pronti via ed è salita….da Fraveggio fino a Lon e poi su e su e su fino al passo di San Giacomo: 7 km davvero impegnativi, che ho percorso perlopiù in compagnia di un gruppetto di atleti, resi però meno amari dalla visuale delle Dolomiti di Brenta, disposte proprio lì di fronte all’arrivo al passo. Discesa poi, fino alla bocca di San Giovanni e quindi l’ultimo pezzo impegnativo di salita, fino al Monte Ranzo.
Salita finita, poi tutto semplice? Macchè…dal Monte Ranzo è stata tutta una corsa fino alla Malga di Ranzo: le gambe si sono liberate, sì, ma l’aumento dei battiti mi hanno stancato davvero molto. Dalla Malga fino a Margone poi è stata tutta una discesa abbastanza ripida ma divertente. Arrivato a Margone pensavo di aver quasi completato l’opera ma un ultimo tratto di salita mi ha un pochino affaticato. Superato comunque l’ultimo tratto di salita è stato un felice e gustoso avvicinamento all’arrivo, che per me è avvenuto sotto le 4 ore di gara: personalmente è stato un ottimo obiettivo raggiunto.
Che dire di questa gara? E’ stata bellissima perchè dislocata su sentieri incontaminati e poco conosciuti ma soprattutto organizzata con cura maniacale. Devo dire che il GS Fraveggio ed i suoi volontari sono stati straordinari: mai avuto una più piacevole sicurezza nel correre in montagna.
Per quanto mi riguarda penso di aver sbagliato ancora scarpa: troppo stretta e piedi che, nel tratto finale di discesa, mi facevano un gran male….
Spero davvero che la MGWD venga riproposta anche nei prossimi anni perchè davvero merita di essere fatta e rifatta più volte.
Durante la gara ho pensato molte volte: questa è l’ultima, davvero….ma poi con l’obiettivo del tempo di gara raggiunto….passato qualche giorno……cosa succede? Ci si iscrive alla Dolomiti di Brenta Trail: 45 km e 3000 metri di dislivello…..la “malattia” ormai si è presa il mio corpo….

La salita a Passo San Giovanni con un panorama mozzafiato

Nel prossimo articolo vi racconterò della maratona delle dolomiti…..stay tuned!

Campo per destinazione

Campo per destinazione è un libro, di Carlo Martinelli ed edito da edizioni Incontropiede, per chi ama l’altro calcio. Non quello gossipparo, legato prevalentemente alle veline o alle serata in discoteca, ma quello di altri protagonisti. Tra le settanta storie raccontate si trovano curiosità di tutti i tipi: fatti, vicende di calciatori del destino sfortunato sebbene promessi campioni, aneddoti e curiosità che possono arricchire chi, come me, ama questo sport da diversi punti di vista.
La mia storia preferita? Quella di Adriano Bardin! Non perché si scritta in maniera diversa: Carlo Martinelli, in questo libro, è fantastico dalla prima all’ultima lettera. Scelgo Bardin perché ho avuto la fortuna di conoscerlo davvero, lo scorso anno in occasione del Premio Zanella di Calavino, ed ho avuto modo, intervistandolo, di gustarmi la sua semplicissima straordinarietà. Un uomo vero, dico io, da come si presenta, da come parla, da come racconta il suo vissuto arricchito, per altro, da gente del calibro di Trapattoni e Buffon.
Non è vero che il calcio è diventato un sport superficiale: ringraziamo Carlo Martinelli che, con settanta storie racchiuse in 120 piacevolissime pagine, riesce a far capire come ci sia anche molto altro da raccontare.