Day 3: con gli occhi di Wendy

Il viaggio in macchina non fu all’inizio dei più confortevoli: tra il poco spazio a disposizione ed il profumo ammaliante di pesce, non riuscivo a darmi pace. Chissà cosa avranno pensato di me i miei nuovi padroni, chissà cosa avranno detto di me. Anch’io però, in quel viaggio, mi sono fatta un’idea di loro e, finalmente, ho la possibilità di raccontarla. Laura mi è parsa subito un’ottima padrona, molto generosa ed altruista: è stato il suo il sorriso più grande che ho potuto registrare nel primo istante che l’ho incontrata in negozio. Si vedeva visibilmente che era molto felice per me ma soprattutto per Enrico. Credo di aver capito di esser stata un regalo, una sorpresa, un qualcosa insomma di tanto atteso per il mio padrone, ma credo anche di essere stata una sorpresa andata oltre ogni aspettativa. Enrico, infatti, ha da subito espresso quella carica di emozioni positive, intense, inequivocabili, che solo noi cani sappiamo riconoscere. Non ho avuto alcun dubbio sul fatto che fosse lui il mio padrone: lo avrei potuto capire anche ad occhi chiusi, perché a noi occorre solo fiutarla questa sensazione. Devo dire però che nel mio padrone non ho solo riscontrato il senso di amore: fin da subito mi è parso evidente che fosse anche persona autoritaria e decisa, sicura di quello che voleva fare ed ordinare ed anche questo per noi cani è un elemento distintivo importante. Noi siamo chiamati ad eseguire ordini, godiamo del riconoscimento che riceviamo dall’ubbidire ai comandi ed alle direttive e sentire a fiuto che anche questa mia esigenza sarebbe stata potenzialmente realizzata, mi dava sicurezza e fiducia nei confronti dell’ignoto che mi stavo apprestando a vivere. Tutto per me, infatti, era rappresentato da un grande punto di domanda: la cuccia, il giardino, lo spazio a disposizione, il tempo per giocare, il tempo per dormire, gli esercizi di obbedienza rappresentavano delle vere e proprie incognite ma il fatto di riconoscermi a pieno nella figura del mio padrone, mi rendeva di per sè molto più tranquilla e determinata ad affrontare queste sfide nel migliore dei modi.

Devo ammettere che anche dalla padrona usciva questo profumo di felicità, un profumo del tutto simile a quello di Enrico. In lei però avvertivo meno forte il senso di fermezza e autorità: forse era consapevole del fatto che sarebbe diventato Enrico il “primo” padrone, forse era il suo stesso carattere ad essere così, fatto sta che a fiuto avevo avvertito questa differenza. Una cosa però posso accertare senza alcun dubbio: quei due mi sembravano essere proprio complementari, si mescolavano bene e mi davano l’idea di essere due padroni complici in tutto e per tutto. Insomma una crocchetta in mano all’uno o in mano all’altra non avrebbe fatto per me differenza.

Nel viaggio in macchina potei inoltre appurare quanto affettuoso fosse il mio padrone: passata la tempesta del profumo di pesce, mi prese in braccio e mi tenne sulle sue gambe, accarezzandomi in lungo ed in largo per tutta la durata del viaggio. Non ci mise molto a scoprire il mio punto debole: le carezze dietro le orecchie, durante le quali avrei potuto resistere anche ad una scodella di crocchette piena zeppa. Ecco perché la seconda parte del viaggio passò via liscia come l’olio: tra le braccia del mio padrone che mi coccolava proprio dove desideravo non mi era nemmeno passato per l’anticamera del cervello di agitarmi e di fare la scellerata. Rimasi a godermi il momento fino all’ultimo, leccando di tanto in tanto il mio padrone, che sembrava altresì gradire il mio gesto di ringraziamento.

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Day 2: con gli occhi di Wendy

Era un sabato pomeriggio, di maggio, e dalla mia cuccia di ferro osservavo il solito via vai di persone che venivano a fare acquisti o a riprendere i loro cani appena lavati e pettinati. Ad un certo punto si presentano davanti al negozio due persone, una ragazza ed un ragazzo, visibilmente contenti; il ragazzo era più il più contento di tutti. Non appena la porta si aprì, infatti, fu proprio lui a venire verso la mia gabbia e a sbirciare all’interno. Sentivo che dal suo corpo usciva un profumo incredibile, straordinario: era il profumo della felicità, quel profumo che mi fece capire immediatamente che quello era il mio padrone e che solo a lui avrei obbedito incondizionatamente. Appena Giuliano dischiuse il lucchetto della gabbia, il ragazzo mi prese in braccio e mi strinse forte, facendomi poi salire in cielo e poi scendere giù all’improvviso, lasciandomi infine adagiata sul pavimento da dove io potevo vederlo dall’alto verso il basso. Che strana gente questi umani, così alti, pensavo tra me e me, così autoritari ma allo stesso tempo così dolci e pieni di attenzioni. Una volta adagiata sul pavimento, anche la ragazza si avvicinò e mi accarezzò la testa. Anche lei emanava un profumo che, anche se meno forte, si avvicinava molto a quello del ragazzo. Erano loro la mia nuova famiglia e, a vedere dai sorrisi e dalle facce contente che avevano, mi sembrava che fossero davvero felici di portarmi via.

Rimanemmo per qualche tempo all’interno del negozio, poi il mio padrone mi prese in braccio e si avviò verso l’esterno. Appena usciti rientrammo da un’altra porta, quella che allora non sapevo cosa fosse ma che ora so essere la portiera di un’auto, ed il mio padrone mi mise seduta tra le sue gambe. La ragazza invece si mise dall’altra parte della vettura, quello che ora ho capito essere il posto del pilota.

“Guido io” disse Laura “ tienila tu Wendy anche se sarà un’impresa: sembra così agitata!”.

“Ci provo, ma sto cane è un terremoto” rispose Enrico.

MMM che profumo di pesce. Mi fa impazzire! Non riesco a resistere, da dove verrà? Ah ecco, viene da quel bicchierino lì…mmm.. che profumo, non riesco a resistere….

“Enrico, Wendy sembra agitata, avrà qualcosa? Sarà affamata? Prova a darle da mangiare qualcosa e cerca di farla stare ferma: io non riesco a guidare con tutto questo movimento!”.

“Laura, ci sto provando! Ma Wendy non si da pace, ha fiutato qualcosa, non riesce a stare ferma! Adesso le do due crocchette, che forse si calma un secondo!”.

Mmm…che buone…che sapore che hanno queste palline!!!

“Ecco, vedi! Con due crocchette si  è messa subito tranquilla. Vediamo se mi ubbidisce e resta buona per un pochino, perché altrimenti sarà un’impresa arrivare fino a casa. Tieni Wendy, prendi anche questa crocchetta, ma fai la brava! Non ti agitare, che altrimenti non arriviamo più a casa!”.

Che spasso quel viaggio in macchina: il mio padrone continuava a rimpinzarmi di quelle buonissime palline di pesce! Ogni tanto mi borbottava qualcosa, io mi mettevo tranquilla e seduta sulle mie zampe posteriori e poi, gnam una crocchetta, poi gnam due crocchette…Provò anche a borbottarmi qualcosa del tipo “alza la zampa” o “bagna la zampa”, non capivo cosa volesse da me!. Poi per caso alzai una zampa, vidi un grande sorriso apparire sulla faccia del mio padrone, e ricevetti una succulenta crocchetta e, in aggiunta, una dose di coccole! Capìì che quel comando era strategico, che significava cibo facile, e lo memorizzai per bene: la frase era “dammi la zampa” e la risposta corretta era alzare la zampa sinistra. Tutto facile!

“Guarda Laura, sto cane ha già imparato a dare la zampa, anche in macchina. E’ troppo intelligente, chissà cosa riusciremo a farle fare!”.

“Si vedo, Enrico, ma non distrarmi troppo perché altrimenti rischiamo di uscire di strada….Comunque quel cane è proprio un tesoro: guarda che viso espressivo che ha, che occhi dolci! Sei contento ah, Enrico? Dopo anni di attesa è arrivato anche il cane”.

“Eh già” rispose “sono proprio entusiasta. Ho aspettato questo momento da una vita, me lo sono guadagnato e adesso voglio godermelo tutto! Desideravo un cane dall’età di dieci anni, da quando vidi mio zio Severino far giocare e obbedire il suo pastore tedesco: non puoi nemmeno immaginare con che rigore Axel eseguiva gli ordini, con che eleganza saltava gli ostacoli, con che puntualità obbediva ai comandi. Mi è sempre rimasta impressa la fedeltà di quel cane nei confronti del suo padrone e da quel giorno ho cominciato a desiderare di avere un cane anch’io. Ma, come spesso accade, i miei non erano dello stesso avviso e mi dissero “quando finirai l’università arriverà anche il cane!”. E adesso che l’Università è finita, è arrivata anche la Wendy!”

Cosa avrà detto il mio padrone alla sua ragazza non lo saprò mai, evidentemente! So solo che quando smise di parlare mi prese in braccio, mi guardò dritto negli occhi e mi diete un bacio sul muso, tra gli occhi ed il naso. In quell’istante il profumo della fedeltà toccò il suo apice: capii definitivamente che quello era il mio padrone e che da lui non mi sarei staccata più…