Pro loco trentine, la strada fatta dal 2012 ad oggi

Editoriale Centopaesi giugno 2014

La 5 edizione di Locus Locorum si è conclusa portandosi dietro, come logico aspettarsi, cose buone e cose invece su cui occorre fare qualche aggiustamento. Partiamo dalle cose da migliorare: la manifestazione non è riuscita ad esplodere come tutti ci aspettavamo. Nei giorni successivi alla manifestazione ho avuto il piacere di scambiare qualche opinione con dei presidenti di Pro Loco presenti, ragionamenti molto costruttivi e critiche tutte composte e utili, ma non credo sia il caso di elencare le potenziali ragioni per cui la manifestazione ha deluso le attese. La cosa che però tengo a sottolineare è che non è stato fatto meno degli altri anni: complessivamente sono stati consumati 4072 piatti, in media 200 piatti a Pro Loco! Il dato, in sé, può dire tutto o niente, ma io lo interpreto come il consolidamento di un percorso che continua ad essere fatto di piccoli ostacoli da superare e di aggiustamenti da apportare. La filosofia di pensiero del direttivo della Federazione non è né quella di vedere il bicchiere mezzo pieno, né quella di vederlo mezzo vuoto: la nostra filosofia è quella di riempire il bicchiere ed ogni esperienza che viviamo, sia essa più o meno positiva, ci aiuta a fare in modo di poter trovare una strada per riempire il nostro bicchiere. Ecco perché, complessivamente, reputiamo l’esperienza di Locus Locorum 2014 un passaggio importante su cui fondare l’edizione 2015. Personalmente, però, vorrei esprimere la mia soddisfazione per come sono andati i lavori assembleari: 61 presenti, non si erano mai registrati in una assemblea non elettiva. Questo dato mi soddisfa particolarmente perché lo interpreto come il segnale di un importante affiatamento di tutte le nostre associate. In questo periodo delicato e cruciale c’era proprio bisogno di mandare un segnale di compattezza e vi posso garantire che ci siamo riusciti appieno. In questi due anni di mandato abbiamo cercato di ritagliarci un peso ed un ruolo importante e piano piano stiamo raggiungendo l’obiettivo. Il 2015 si presenterà come anno cruciale e di totale cambiamento per il nostro settore e noi dobbiamo riuscire ad essere presenti nella maniera più positiva e costruttiva possibile. Ecco perché possiamo dirci soddisfatti: vedere una sala così piena, così attenta, così presente, significa dimostrare di voler essere partecipi in piena persona a questo grande cambiamento. La parola d’ordine, adesso, è continuare su questa strada. La Federazione, con tutte le difficoltà che contraddistinguono il volontariato, spera proprio di poter contare sulla forza complessiva di tutte le sue associate, perché senza unione non si fa la forza, e senza forza, in questo settore ricco di interessi e di poteri molto più forti dei nostri, non si riesce ad avere peso.

Per concludere, vorrei davvero ringraziare di cuore tutte le persone che hanno partecipato e contribuito alla realizzazione di Locus Locorum 2014, siano essi soddisfatti o meno. Non dobbiamo vedere queste esperienze come fini a se stesse, dobbiamo pensarle come passaggi conseguenti per arrivare a raggiungere obiettivi molto più importanti del semplice ritorno economico. Per quest’anno ci siamo riusciti: il mondo delle pro loco ha cominciato a contare e, se vogliamo continuare a contare, dobbiamo camminare ancora lungo questa tortuosa e difficile strada intrapresa.

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Carri allegorici: il mio pensiero

Scrivo oggi per lasciare il mio pensiero sulla drammatica, ma fortunata, vicenda del carro di carnevale in Vigolana.

Ho molto riflettuto sull’accaduto e ho anche tirato un grosso sospiro di sollievo nell’apprendere che le conseguenze dell’incidente sono state limitate. Di tutte le mie riflessioni mi è rimasto un pensiero forte e profondo che vorrei potesse essere veicolato, al fine di far comprendere il pensiero che sta alla base dell’attività della Federazione che presiedo.

Nel volontariato c’è bisogno di conoscenza. Punto e basta. Sono finiti i tempi in cui, usando parole davvero infelici che ho letto per giustificare l’accaduto, “se ne feva de peggio”. Il volontariato è un’attività che, per quanto distensiva e divertente possa essere, necessita di un costante e continuo processo formativo ed educativo. Questo non vuol dire che per fare volontariato “bisogna studiare”: per fare volontariato, per farlo bene, occorre sapere quello che si fa, e saperlo bene.

Alcune persone hanno criticato il fatto che Federazione trentina pro loco e loro Consorzi e Provincia Autonoma di Trento abbiano inserito, tra i critreri di attribuzione dei contributi provinciali, il concetto di “formazione obbligatoria”. Credo però che questo episodio, sul quale vorrei esprimere la mia più grande solidarietà ai volontari ed alle famiglie coinvolte (sia ben inteso), serva a far capire come il nostro richiedere volontari formati e consapevoli sia motivato proprio dall’aver preso consapevolezza che il volontariato è una attività seria, che deve essere qualificata e soprattutto deve essere qualificante. Al giorno d’oggi, in cui si riscontra genericamente una generale allontanamento o disinteresse dei giovani all’essere parte attiva nelle comunità attraverso l’attività volontaristica, crediamo sia importante mettere sul tavolo il fatto che attraverso l’associazionismo si può crescere, ci si può formare. Faccio dei semplici esempi: conoscere dei protocolli minimi di sicurezza (che sia per un carro o per un evento), sapere gestire un piccolo protocollo di igiene ad un evento, sapere gestire la contabilità di una associazione, saper affrontare le dinamiche relazionali di un gruppo, approcciarsi al mondo delle istituzioni pubbliche sono tutte attività che fanno parte della vita di una associazione e che, se opportunamente approfondite, possono davvero servire sia ai giovani come “attività formativa” ma anche alle persone più datate per qualificarne il loro operato.

Ecco che allora, sfruttando la fortuna che in questa occasione non ha lasciato sulla strada morti o zoppi, dico a gran voce che nel volontariato c’è bisogno di conoscenza e che non ci si deve spaventare se una volta ogni tanto viene proposto di fare dell’attività formativa perchè, a volte, questa parte noiosa del “divertirsi” può davvero salvare la vita.