Anna Achmatova 1940
Il Salice
Sono cresciuta in un silenzio ricamato,
nell’ asilo freddo del giovane secolo.
Il parlar degli uomini non mi era caro,
ma chiaro era per me del vento il fiato.
Amavo le ortiche, i fiori di bardana,
ma più di tutti il salice argentato.
Viveva egli con me, generosamente,
di anno in anno, e i rami suoi piangenti
con tanti sogni, mi sventolavano insonne.
A lui son sopravvissuta, stranamente!
Là resta un ceppo diritto, e con diverse voci
sotto il cielo nostro, sempre quello,
altri salici tra loro ora vociano.
Ed io taccio…. come fosse morto un fratello.
18 gennaio 1940
Leningrado
Buon mattino Enrico, questi versi hanno per me il sapore della fanciullezza,
quando, assorta a sentire il vento, ammiravo il fruscio dela natura.
Grazie Enrico, è delicatamente bella.
Mistral