Che sul turismo Trentino occorra riflettere ed approfondire ne siamo tutti profondamente convinti. Non tanto perché quanto fin’ora fatto sia stato fatto male, tutt’altro. La vera ragione di questa riflessione si racchiude in una parola sola: cambiamento. La società moderna impone una velocità di pensiero, di riflessione, di adattamento che per necessità deve essere più ancora più rapida dei cambiamenti stessi, perché il successo sta nell’anticiparlo, il cambiamento. I Trentini, lo sappiamo benissimo tutti, perché la storia ce lo insegna, sono misoneisti, restii ai venti del cambiamento e dell’innovazione, per vari motivi.Tra le molteplici motivazioni storico, sociali, culturali, geografiche che hanno forgiato i trentini ad essere misoneisti ve n’è una che mi sembra corretto riportare in questa mia analisi.
Strano ma vero: la montagna. La montagna che visivamente non ci permette di guardare al di là, all’orizzonte; la montagna, imponente, sulla quale tutto si concentra, a discapito di quanto è alla nostra portata ma magari leggermente nascosto; la montagna che dobbiamo toccare con mano, perché tutto ciò che non si riesce a toccare è un rischio. Siamo abituati alla montagna, ed è un bene ed un valore da spendere, in assoluto. Ma non vuol dire che ciò che sta poco dietro, o poco lontano, sia solo una minaccia, tutt’altro.Occorre saper leggere tra le righe, saper cogliere sfumature e contorni, occorre saper valorizzare non solo la montagna, ma anche i pascoli che ci stanno sopra, i corsi d’acqua che nascono, le persone e le tradizioni che animano la montagna ecc..
Anche sul mondo che rappresento (ossia quello delle Pro Loco, Consorzi e del volontariato turistico in generale), che costituisce un’importante fetta del comparto turistico provinciale, occorre soffermarsi e riflettere, perché il cambiamento coinvolge tutti, non solo i professionisti, ma anche i volontari. Ci siamo spesso domandati quale potesse essere l’elemento traino per dare impulso e spinta innovativa anche al nostro settore, e da una lunga e ponderata analisi, qualche idea siamo riusciti a pensarla. Non più solo criteri quantitativi per l’assegnazione delle risorse, non più solo numeri, ma anche criteri qualitativi. Rete, collaborazioni, nuovi canali di comunicazione, partnership e non più numero di residenti, numero di turisti, abitanti, popolazione. Dobbiamo arrivare a questo: stabilire nuove regole per l’assegnazione dei contributi perché è solo camminando in avanti, e non stando seduti, che si arriva a prenderci gusto, a camminare. Il problema però, adesso, non è il cambiamento di per sè; la vera domanda è: siamo disposti ad abbracciarlo, questo cambiamento? Siano pronti a metterci in discussione, in senso propositivo, anziché pensare che è difficile, che era meglio prima, che meglio poco ma sicuro, meglio non cambiare perché tutto sommato si sta bene anche così?.
Io credo di sì: le Pro Loco sono realtà vive, dinamiche, stanno sul territorio ed hanno il vantaggio di conoscere a meraviglia il proprio territorio. I volontari che da una vita animano i vari borghi del trentino sanno cosa poter offrire a quel famoso turista che si vuole portare a casa una sensazione, un’emozione, un assaggio di vita diversa dalla sua quotidiana. Certo, hanno bisogno di essere seguiti, formati istruiti ed è da qui che la Federazione ha deciso di cominciare il suo percorso di cambiamento.Alla domanda: “siete pronti a fare un altro passo verso il cambiamento?” rispondiamo con fermezza sì!, rilanciando però con altre due domande che racchiudono tutte le mie speranze per il futuro (ma anche qualche piccola amarezza dovuta alla limitata considerazione che a volte si mostra nei confronti del volontariato turistico): “vogliamo farlo tutti insieme questo passo verso il cambiamento?”. Siamo disposti a riconoscere che ciascun componente del comparto turistico provinciale ha un ruolo ed un peso specifico che va valorizzato nell’insieme e non nei singoli?
Noi, volontari, possibilisti di natura, che pensiamo sempre e comunque che provarci è bello, che provarci è vita, diciamo di si.