Non è facile riprendere a scrivere di cose diverse da esperienze personali (vedi viaggio) mettendoci sentimento. E’, credo, normale, comprensibile. Oggi, senza nessuna critica nè politica nè personale, mi viene da commentare “la decadenza”.
Stamani non ho appositamente aperto i giornali perchè già dai titoli della radio ho avuto sentore del “tai del prà”: non si parla di altro e, probabilmente non si parlerà di altro per un mese intero. Il primo pensiero che mi viene in mente, seppure banalissimo, è: ma può una persona, per importante che sia, influenzare così tanto il mondo intero? El Pais, le Monde, il New York Times, ma più banalmente ogni testata giornalistica locale, riporta la notizia in prima pagina. Speciali in onda su ogni emittente possibile ed immaginabile con la presenza di ogni cavolo di commentatore, autorevole o meno che sia, commentano, criticano, accusano, scagionano, propongono, si ribellano, s’arrancano, gioiscono e avanti e avanti occupando i discorsi di ognuno di noi. Mi chiedo: ma ne vale la pena? Non è forse il caso di cominciare a capire che NOI siamo un popolo e che non possiamo fermarci cosi tanto per una sola persona, seppur importante fin che si voglia?
Fosse almeno periodo di vacche grasse, la cosa sarebbe almeno un poco più comprensibile, ma adesso no! Non possiamo permetterci di farci scavalcare; ci sarebbe bisogno di altro: di sicurezze, di lavoro, di certezze, di stabilità e via discorrendo ma noi Italiani siamo fatti così e facciamo come le pecore: se la prima si butta nel burrone, tutte a correrci dietro. E allora, chiudendo, mi permetto di dire che nel nostro gregge la prima pecora è decaduta, ma in verità stiamo piano piano decadendo tutti quanti.
Ognuno la può pensare come vuole; io, in questo momento, la penso così!