Turismo del futuro: ripartire dal basso

Trovo spunto per il mio pensiero di oggi da una frase di Carlo Petrini in cui mi sono imbattuto, casualmente, in una delle mie tante esplorazioni sul web. La frase, citata dal famosissimo gastronomo, giornalista e scrittore italiano recita questo: “Il turismo del futuro? Parte dai cittadini residenti, dalla loro qualità della vita, dalla capacità di essere felici, dalla loro cura verso la terra che abitano. I turisti arriveranno di conseguenza”. Mai come in questi giorni, qui in Trentino, si parla di riforme per quanto concerne il settore turistico provinciale: un ragionamento necessario, visto che le risorse pubbliche sono in forte calo e visto che la maggior parte degli attori votati alla promozione turistica del Trentino sono sostenuti da contributi pubblici. Sono profondamente convinto che una delle possibili soluzioni per un riassetto ottimale del sistema turistico provinciale sia proprio quello di riformulare il tutto partendo dal basso; come afferma Petrini, sono per primi i cittadini ad essere gli attori principali di questa nuova ridefinizione, è il loro attivismo, la loro cultura, la loro cura verso il territorio in cui abitano che, oggi, può fare la differenza. Ovviamente ci vogliono le strutture, ci vogliono le aziende che fanno la promozione, ci voglioni i tecnici esperti nel settore, non v’è alcun dubbio, ma parallelamente a questi va riconosciuto, rinforzato e qualificato anche il lavoro dei cittadini attivi che, per quanto riguarda il territorio trentino ed il settore turistico, operano nelle molte associazioni Pro Loco presenti. Il loro NON è un ruolo marginale, è un ruolo complementare, questo deve essere riconosciuto una volta per tutte!

Sono reduce dall’organizzazione di un Prespe Vivente, fatto nel mio paese Calavino, grazie alla collaborazione di quasi una quarantina di persone (dieci delle quali sono da considerae veri e proprio lavoratori-artigiani, non volontari). Questa manifestazione non sarebbe la stessa se qualcuno ci costringesse a farla: non ci metteremmo amore, passione, dedizione, cura dei minimi dettagli e, in definitiva, non riusciremmo a portare ogni anno (da venti anni a questa parte) quei 1.500 turisti (siano essi ospiti, valligiani o turisti veri) che solitamente  vengono a visitare il Presepe Vivente di Calavino.

Concludo allora dicendo che, in tempi di crisi, la forza per ricominciare la possiamo trovare là dove c’è sempre stata, ripartendo dal basso, da quei volontari che tanto fanno e poco chiedono, semplicemente per l’amore del proprio paese, della propria città, del proprio territorio che in definitiva rendono turisticamente accogliente e grazioso senza nemmeno accorgersene.

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