Cuet 2018: la mia prima (e tosta) gara di corsa in montagna

Non l’avrei mai immaginato: ritrovarmi a scrivere di corsa in montagna.  Lo faccio senza nozioni tecniche in quanto non sono un atleta di trail running, ma cercherò di indicare le emozioni, le sensazioni e l’esperienza di chi, come me, ama correre e si sta avvicinando sempre di più alla corsa in montagna.
Partiamo dall’inizio: mi piace correre e da qualche anno metto sulle gambe un migliaio di chilometri circa. Tre, ogni tanto quattro, allenamenti alla settimana, inserendo qualche lunga distanza ma prevalentemente restando sui 10-13 km ad allenamento e facendo qualche gara.
L’idea di cercare un trail è nata per la simpatia e la stima rivolta a Marco (Gera) Buratti, presidente di un’associazione di atleti di corsa in montagna (Comano Mountain Runners) che da qualche anno organizza delle ottime gare localizzate sulle montagne delle giudicarie esteriori. Ad inizio 2018  mi iscrivo a questa associazione e comincio a pensare che forse si, anch’io potrei provarci.
Qualche garetta qua e là, sostenuta con discreti risultati, e l’idea fissa di provarla finalmente: parlo della CUET 2018, una gara di 34 km con 2400 di dislivello +.
Il grande giorno è il 4 agosto, la partenza è prevista per le ore 8.30.
Tutto regolare alla partenza perchè l’organizzazione è davvero superlativa: pettorali consegnati alla grande, dettagli curati alla perfezione e quindi alle 8.30 si parte.
I primi 9 km sono corribili, molto agevolmente, e li sostengo seguendo un atleta amico, Massimo Caterina, che tiene un ottimo passo. Arrivo al primo ristoro, situato in zona Cornelle, felice di aver corso bene e di continuo…piano piano però realizzo che la strada si sta facendo dura e che la salita comincia ad entrare nel vivo. Sono consapevole che da Cornelle a Malga Nardis il percorso è tosto ma lo affronto con sfrontatezza, quella dell’inesperto. La Malga, luogo del primo punto ristoro, è circa a metà gara, al km 17, e ci arrivo stanco ma con un tempo ed una posizione di classifica discreto: sono 37° ed il cronometro segna 2 ore 37 minuti e 17 secondi. La fatica è tanta ma qualcosa nel serbatoio c’è ancora. Raggiungo Sella Dos de la Torta arrancando ma speranzoso che le greste della Val Marcia mi possano dare uno slancio migliore. Ecco commesso il primo errore. Le greste sono davvero difficili e molto tecniche, per un corridore inesperto come me. Soffro, tremendamente, dal km 20 fino a malga Stabio (30 km circa): una fatica immane e pensieri di abbandono continuano a funestare la mia testa. I piedi sono doloranti. Le braccia affaticate. Sono caduto una ventina di volte nei ripidi tratti in discesa.

Eccomi qui, appena caduto

Solo il pensiero dell’arrivo e del poter dire “ce l’ho fatta” mi tengono attivo e desideroso di arrivare fino in fondo. Arrivo a malga Stabio dove mi ristoro per benino, consapevole che la strada da li in poì sarà tutta in discesa. Mi accodo ad un paio di altri alteti e provo a stare al loro passo: l’idea è arrivare alla fine entro le 7 ore. I piedi sono in fiamme, la discesa li sollecita ancora di più e le forze sono ormai al lumicino ma Rango è davvero ad uno sputo e quindi tengo botta.
L’arrivo a Rango scatta giusto giusto alla settima ora di corsa: ce l’ho fatta…mi siedo sulle balle di fieno riposte all’arrivo e mi bevo la birra Rethia Lisep omaggio per i finisher. Che bontà, me la sono proprio meritata.
Rimango lì qualche minuto, scalzo, e ripenso all’impresa, sorridendo perchè alla fine ci sono riuscito e ripendo alle sette ore riassumendole in pochi fotogrammi.
Che dire: la corsa è stata organizzata magnificamente. Ho sempre avuto la piacevole impressione di essere al sicuro vista la presenza di tanti volontari e addetti lungo il percorso. Cosa non da poco per un neofita come me!
Il paesaggio attraversato lungo i 34 km di gara è stato meraviglioso: nonostante abiti a pochi chilometri, non conoscevo quelle vette e devo ammettere che sono state piacevoli da percorrere e da scoprire. Uno spettacolo, viste anche le condizioni meteo super favorevoli.
Posso dire di aver affrontato la gara con una preparazione complessivamente adeguata: non ho sofferto di particolari dolori di affaticamento, quindi ok. Forse avrei dovuto fare qualche allenamento più specifico di corsa in salita ma per essere l’inizio va bene così, credo :-)-
Cosa cambierei? Sicuramente le scarpe, forse non adatte a quel percorso, ma per il resto tutto è stato perfetto.
Non retorici i miei complimenti finali agli organizzatori: una gara così bella e ben organizzata è davvero un gioiello sportivo da mantenere e consolidare.

PS. le foto sono prese dalla pagina CUET 2018 e sono state scattate da Samuele Guetti!

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