Venerdì, 23 Marzo 2012…ancora purgatorio!

 CANTO QUARTO: PURGATORIO
 
Lasciati con qualche lacrima l’esattore e molti denari
si diressero a scoprir chi v’era sulle corsie laterali
e subito emerse, tra questo, quest’altro e quel
il piccolo furetto, in arte Marco Gel.
Sdraiato su di un lettino si facea massaggiare
poiché l’esile coscia s’era visto ahimè strappare
e tra due raggi caldi, un laser ed una pomata
raccontava a tutto il mondo della sua triste annata
chiacchierando all’infinito, rompendo anche le bale
tant’è che il buon Signore mandò giù un temporale
e urlò dal Sacro tempio: “se non farai silenzio che sià tu dannato
ti metterò terzino e all’inferno sarai relegato!”
Alchè il mister scosso da questa previsione
andò lì nel giardino e colse un bel limone
lo cinse con le mani e lo ficcò nella sua bocca
pensando tra sé e sé: “anca sta qua me tocca!”

Di lì a pochi metri sfrecciò un auto grigia
nella quale v’era un tizio ed anche una valigia.
Arrivato alla barriera eretta dal capitano
si fermò bel distinto e scese piano piano
dicendo: “so el Cristino una multa deo saldare
so sta un poco all’inferno perché le mie colpe go dovuo espiare.”
Non s’era detto prima che tra i gironi infernali
ve n’era uno specifico pà i tosi un po’ passionali
che a volte i ciapa un rosso e i vien squalificati
e che quindi all’inferno i dev’esser relegati.
Saldato il grosso debito e accennando un sorriso
si rivolse al suo mister dicendo: “se vedemo in paradiso”
e accesa la sua auto si diresse via spedito
cantando come sempre: “el toso el me g’ha dito”!

Restando sulla destra, accanto a dei filari
emerse la figura del buon Luca Calcari
che data la sua stazza e i muscoli ingrossati
si stava dedicando ad alcuni lavori forzati:
cingea legato ai piedi un forte e grosso aratro
col quale la corsia aveva appena sistemato.
Il mister assai sorpreso rimase un po’ a pensare
e disse: “con sti piedi, sto qua riesce anche a segnare”
Ma subito fu scosso da un rumore assai violento
che venia dal paradiso o dal suo firmamento:
dopo un poco di trambusto sbucò un auto grigia
nella quale v’èra dentro la solita valigia:
al volante tra sciracche, fasendo un gran mandron
tornava verso l’Inferno il solito Molon
che urlò dal finestrino: “vo arbitri tutte me le feo pagare
Zio Can, tre turni all’inferno me deo denovo fare!”
e senza saldare la mutla sfrecciò via lontano
per poco non strirava anche il buon capitano.

Vicino all’ufficio del sindacato della UIL
stava cazzeggiando il piccolo Gil,
che mentre parlava a suon di zio chen
faceva allo scooter il solito pien.
Il mister lo fermò e si mise a chiaccherare
ma dopo un instante fu costretto a scappare
di tutte le cose che aveva lì sentito
nemmeno una frase aveà ben capito
e pensando a come potergli spiegar la diagonale
fu colto da un attimo di panico infernale
poiché era un impresa qualsiasi insegnamento
scappò velocemente tra ansia e sgomento!

UNA COMMEDIA DIVINA: US DRO…inizia il purgatorio

CANTO TERZO: PURGATORIO

Risvegliati da un sonno fisicamente riconciliatore
il mister ed il suo vice ripresero tutto il loro vigore
e decisero alla buonora di rimettersi in cammino
verso quella musica che il dì prima sentirono lì vicino.
Il purgatorio del centrocampo si cingean ad attraversare
sicuri che anche qui c’era materia da visionare
e raccolto il materiale servito per dormire
si prepararon velocemente pronti a partire.

Occorre quindi ricordare
quanto il menaito alcuni individui stavano a ballare:
dalla movenza e dal fisico assai scolpito
altri non potea che esser Paolazzi sul suon del menaito
e appena raggiunsero, lì vicino una scogliera
identificarono con certezza che proprio lui era:
avea lì vicino i-phone, due casse e un amplificatore
e rincorreva due pulzelle dal giovane candore:
le cinse e le ammaliò con molte parole argute
che loro ascoltaron in quanto assai bevute
e a notte ormai inoltrata con le sue stanche membra
senza aver combinato nulla, tornò in val di Cembra.

Poco innanzi a lui, distante dal rumore
giacea assai assopito un altro giocatore
esule dal caos, dai balli e dai canti
scorsero la sagoma del giovane Mirko Santi
il quale una cariola portava sulla schiena
e ad una prima scorsa sembrava alquanto piena
tant’è che il centrocampo percorrea a passi lenti
col Baldo ad urlargli ostie e sacramenti.

Tale Baldo ruota, attorno alla mediana
saltando gli avversari veloce di gincana
si avvicina ululando “dammi palla, si ancora!”
e stressa tutti quanti, ben oltre una mezz’ora.
A volte non lo ferma nemmeno il direttore
al quale spesso rivolge parole da dittatore
rischiando volentieri di vedersi un giallo sventolare
per aver invitato l’arbitro, ad andare a cagare.

Nel mezzo del cammin, tra questi giocatori
il mister ed il Fulvio sentiron dei rumori
e allora si diressero verso quei filari
dove incontraron capitan Tartari
il quale si diresse dal vice e dall’allenatore
dicendo “son 5 euro”, io sono l’esattore.
Riscosse il denaro, segnandolo al tabellone
fece alcuni calcoli e aggiornò il totalone
dicendo ai due viaggianti,  “se da qui volete andare ci voglio altre lire”
perché a Giugno al mare ci dobbiamo divertire
e fù così che i due il centrocampo abbandonaron
perché altri 10 euro sul tavolo lasciaron
e si diressero veloci sulle fasce laterali
per incontrar del centrocampo, tutte le altre ali.