Oggi, sul Corriere del Trentino
Leggo con attenzione e interesse il fermento che ruota attorno al sistema turistico provinciale. E’ innegabile che il settore sia sotto la lente d’ingrandimento essendo uno dei pilastri su cui si regge l’economia provinciale ed è altrettanto normale che in un periodo di difficoltà emergano molti e variegati spunti propositivi per dare una spinta a tutto il settore.
Nell’intervento di oggi leggo, tra le altre cose, che “14 Apt più le Pro Loco sono troppe” e questo mi ha fatto subito suscitare una riflessione: numericamente può anche essere vero (le Pro Loco sono più di 170), occorre però soffermarsi sul ruolo delle une e delle altre, perché altrimenti rischiamo davvero di confondere e di confonderci. Le APT sono aziende che si occupano e preoccupano della promozione di ambiti territoriali definiti, hanno una struttura organizzativa molto complessa, collaboratori, consulenti, esperti esterni, editori, sono aziende che producono bilanci con qualche bella cifra, bella cifra resa tale anche dai trasferimenti provinciali. Le Pro Loco sono associazioni che nascono spontaneamente per volontà di un gruppo di persone, che tendenzialmente vogliono rendere più gradevole il paese in cui vivono, lo vogliono animare durante un determinato periodo dell’anno, ricevono sì un incentivo provinciale ma, nella migliore delle ipotesi, supera di poco la decina di migliaia di euro. Sono associazioni che vanno avanti grazie alle prestazioni gratuite e volontarie dei propri associati, insomma, tutta un’altra cosa. Ho sotto gli occhi dei dati, e vorrei renderli pubblici, per fare capire cosa vuol dire pro loco: nel bilancio di una di esse, oltre alle somme in euro, vengono riportate le ore di lavoro prestate gratuitamente dai volontari in un anno: 4216 ore, 7 volontari in media (si va da attività in cui ce ne sono 2 a casi in cui ce ne sono 20), il che vuol dire che ciascun volontario dedica al suo paese 25 giorni di lavoro gratuito, insomma le proprie ferie!. Ora con questo non voglio assolutamente dire che tutto il mondo ruota attorno alle Pro Loco e ai volontari, ci mancherebbe. Il fatto è che Apt e Pro Loco sono completamente diverse, hanno funzioni e obiettivi diversi e quindi il ragionamento numerico non è sostenibile. Di Pro Loco ne stanno nascendo ancora: sono casi molto belli di vitalità paesana e credo che a questa vitalità non debba mai essere messo un freno. Sulle Apt si sta ragionando circa l’opportunità di prevedere unioni, più che nuove nascite, e anche questo credo sia un passaggio da affrontare, perché, anche se banale, credo che l’unione possa fare la forza (ovviamente nei casi possibili). Altro discorso invece andrebbe fatto sui consorzi, anch’essi votati alla promozione di ambiti definiti “meno turistici”, che sono comunque strutture a base Pro Loco, una specie di Apt retta però da una base sociale al 51% composta da volontari. Ci sono casi in cui queste strutture funzionano molto bene, in quanto riescono a garantire comunque la promozione del territorio con meno risorse. Ci sono casi in cui il circoscritto ambito territoriale in cui essi si trovano ad operare, non permette di avanzare chissà che elevate soluzioni turistiche.
Ci sono poi i Consorzi di Coordinamento (Valle dei Laghi, Rendena, Val di Non), strutture alle quali è rimasta la funzione di coordinamento di Pro Loco (attività comunque importante e di fondamentale importanza per il volontariato turistico), in quanto la promozione è stata trasferita alle varie Apt di ambito.
Il tutto dovrebbe fare capire, almeno per quanto riguarda il mondo Pro Loco e Consorzi, che non siamo troppi, ma che dobbiamo solo organizzarci meglio e la Federazione Provinciale Pro Loco e Loro Consorzi ha lanciato la sua proposta di razionalizzazione, soprattutto per quanto riguarda i consorzi di coordinamento perchè il passo è innegabile, và fatto. La nostra idea, quella di creare un unico ente di coordinamento, la Federazione appunto, penso sia la migliore risposta all’esigenza di razionalizzare mantenendo però sul territorio un servizio ed un presidio di qualità. Non dimentichiamoci che la parte legata alla burocrazia e all’amministrazione di un’associazione non è cosa semplice, soprattutto perché, essendo fatta a livello di volontariato, risulta essere ancora più pesante ed onerosa e và dunque garantita. I volontari vanno sostenuti e supportati in questo, non c’è ombra di dubbio.
Questo passo, che potrebbe sembrare doloroso vista comunque l’immagine che i consorzi hanno acquisito nel tempo, rientra in una di quelle decisioni abbastanza drastiche che occorre prendere, che vanno prese, per due motivi sostanziali: dare risposte ad una chiaro vento di cambiamento (crisi) e dimostrare che il coraggio di cambiare può, e lo spero vivamente, portare a soluzioni efficienti.