CANTO PRIMO
Nel mezzo del cammin di questo campionato
mi ritrovai ad esser allenato da un mister pelato
che si presentò al campo la prima sera
dicendo di chiamarsi Mauro Bandera.
“O che gioia o che dolore”
disse il presidente al nuovo allenatore,
dovrai allenare questa manica di giocatori
che fin’ora ne han combinate di tutti i colori.
Fu così che iniziò una lunga avventura
che finirà tra 10 turni nella pianura
di san Michele contro la Garibaldina
sperando di festeggiare fino alla seguente mattina.
Cominciamo però dal descrivere il cammino
da quello strano inizio settembrino
in cui il mister ebbe a visionare
chi fin quel momento non seppe ben giocare.
Partiamo dal principio della numerazione
e con la maglia numero uno nominiamo il pistolone:
l’unico in grado di rivolgere frasi di poco amore
dopo aver parato, sul sette a zero, un calcio di rigore.
O mamma mia che tale tormento
sto portiere con la testa sarebbe un portento
ma così tutti quanti ce lo dobbiamo sopportare
anche perché il vice ogni tanto lascia a desiderare:
lui per la testa ha molte altre occupazioni
una delle quali è lo scrivere canzoni
in modo che lo spogliatoio sia sempre su di giri
ma Enri, ogni tanto, parali due tiri!
Nella difesa a volte spensierata
ci sta un giovincello di giovane annata:
in dote porta piedi simili a una preda
al tempo è conosciuto come settimo Baceda.
Lui gli avversari non li lascia mai sfuggire
li ferma con lo stomaco ancor prima di partire
ma se da qui a due metri un compagno vuol smarcare
guarda giù o signore senza imprecare….
CANTO SECONDO
Continua oggi il viaggio lungo l’inferno della difesa
zona dove la palla a volte è assai contesa
spicca lì centrale un alto centurione
fisicamente stabile ma sempre col musone
quest’anno a numero di allenamenti ha già raggiunto il quorum
si, o cari lettori, parliam del coriaceo Mauro Santorum.
Lui giace in silenzio con la sua enorme stazza
e se qualcuno passa sicuro gliela cazza
e così si capisce perché l’inferno sia in difesa
tra spinte, gomiti ed entrate a sicura gamba tesa.
A pochi metri di distanza dal Mauro centurione
si trova l’altro centrale, quello cervellone
il mondo sarebbe fermo se non fosse per il lavoro del vicecapitano
che i posteri conosceranno come Podetti Giordano:
fatture, iva, bilanci, principi di fusione
trova anche il tempo per giocar con noi a pallone
el fa tut lù sappiamo, senza sbuffi e senza lagni
l’unica cosa che nol fa l’è pagar da bever ai compagni.
Sulla fascia sinistra gioca l’altro giovane terzino
capello discutibile e sguardo sbarazzino
lo ricorderanno i posteri il buon Daniel Chesani
si spera più per il calcio e men per i dani:
se infatti ci si basasse sulla sua resa a scuola
alla commedia non s’aggiungerebbe alcun’altra parola
ma il bocia ha talento e nel calcio sà incidere
basta non ascoltarlo quando si mette a ridere!
Vicino a roste scoscese si trovan due alberi di peri
sotto cui soggiace il giovane Guarnieri
capello sulla fronte, sinistro in dotazione
lui viene ad allenarsi “a spizzico e boccone”
ma crediamo profondamente sarà un abile terzino
visto il potenziale del suo fulgido mancino.
Passando lungo i macigni dell’inferno in difesa
il mister allibito lì trova una sorpresa:
non è granito quello, nemmeno un blocco di calce fina
l’è semplicemente quel bon om, del vecio Nicola Turrina.
Volume de metri cubi, tanta corsa e allegria
non battergli mai contro, altrimenti el te mena via
e se lo trovi al bar non cedere in tentazione
perché con lui a birre è facile fare sù un mandrone.
Sempre in esterna, lui abile terzino
amante degli animali il buon Bortolino:
le stagioni sulle spalle lui riesce a sopportare
e abile sulla fascia si invola e và a crossare;
ogni tanto qualche ariete gli si pone in concomitanza
ma lui sa intercettalo con grande padronanza
magari sfoderando qualche calcio assai proibito
condito da un linguaggio non proprio così forbito
e tra ostie e sacramenti lo vedi poi sgusciare
magari subito dopo aver mandato qualcuno a defecare.
Passati questi personaggi dall’aspetto infernale
il viaggio del mister Bandera doveva continuare:
accanto a lui chiacchierava un abile navigatore
che oltre a traghettare fa anche il vice allenatore
il Fulvio a poppa rema e segna tutta la direzione
ciacerando all’infinito e senza di sosta soluzione.
I due condottieri capirono che l’inferno era finito
appena udirono in lontananza il suono del menaito
e videro un uomo che si avviava a danzare
crediamo sia Paolazzi appena rientrato dal mare.
Giunti a sto punto si decisero a sostare
e lasciarono ogni dubbio su chi dovevano ancora incontrare
ormeggiarono la barca e si misero a dormire
dubbiosi su chi all’indomani andavano a scoprire…
Caro Enrico ,ti auguro una splendida giornata in Poesia
Un abbraccio
Mistral